L'ultimo eletto


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Coincidenze

Ci sono cose che non si sa perché, accadono…
ci sono incontri che, apparentemente senza motivo, portano “altrove”. Specialmente se questi incontri avvengono grazie a delle storie, alle storie in comune. Perché il racconto, si sa, è la più antica e profonda forma di comunicazione, perché il racconto porta con sé inevitabilmente altre storie, altri racconti. Basta dargli il tempo di germogliare.

Così è successo grazie a un gruppo di volontari e alla loro inesauribile fame di ricerca. Così è successo con Giuseppe Andrea Lombardini che, da perfetto estraneo, ha cominciato ad essere, in qualche strano modo, uno di famiglia per tante persone.

Così è successo per merito della miriade di altri personaggi mai secondari che sono parte di questa storia.

E’ la storia di questo incontro molto speciale per me che, molto brevemente, vorrei raccontare.

C’era un’attrice che provava uno spettacolo in una bellissima cittadina dell’Umbria, Narni.

Questa attrice, nel suo giorno di riposo, aveva deciso di visitare, senza alcuna premeditazione, un luogo che le sembrava suggestivo, Narni sotterranea.

L’attrice, per sua natura avvezza alle Parole, in quel luogo aveva trovato un discorso, una storia ed un uomo che a raccontarla, ogni volta, t’incanta e si incanta: perché ogni volta la sua storia lo innamora.

Roberto Nini, in una mattina qualsiasi, stava ridando vita, attraverso il suo racconto, a Giuseppe Andrea Lombardini. Ma anche lui, Roberto, dal suo stesso racconto stava traendo vita perché il racconto coincide anche con la sua, di vita.

E’ la storia di una scoperta giovanile che è diventata nutrimento di una vita adulta. E’ la storia di un incontro anche quella, avvenuto con un uomo vissuto quasi 250 anni prima. Un altro incontro che, appunto, attraverso il racconto, ha generato, a sua volta, decine, centinaia, forse migliaia di ulteriori incontri e racconti. Succede così.

Succede anche che L’attrice, presa dalla storia, o meglio dalle storie che si era sentita raccontare, aveva deciso di raccontarla a sua volta ad un amico che di storie, molto umilmente, si nutre. Uno scrittore e regista.

Questo regista, che aveva sentito la storia vibrare dentro di sé da subito, aveva scelto di andare direttamente alla fonte, sperando in cuor suo di poterla poi raccontare attraverso altre parole e attraverso le immagini che la storia gli aveva evocato.

Storie. Storie che si trasformano, che diventano altre storie, che diventano, pian piano, una storia comune.

Così, in maniera quasi accidentale, si è aperto un canale, è nata la storia de L’ultimo eletto, che è una storia lunga e che, come tutte le storie migliori, non si è ancora compiuta.

Anche perché questa storia, che ha una sua propria vita interiore, non appartiene né può appartenere a coloro che, col massimo impegno, tentano di raccontarla.

La storia non appartiene a Roberto, né a chi l’ha vissuta con lui; non appartiene all’attrice che l’ha amata e donata; non appartiene allo scrittore, che con gli altri suoi collaboratori ha cercato di renderla più affascinante e avvincente; non appartiene nemmeno a Giuseppe Andrea Lombardini, che l’ha pagata al prezzo della libertà e forse della vita.

Questa storia, come ogni bella storia, appartiene a chi la ascolta, a chi la accoglie e a chi decide di raccontarla a sua volta.

Questa storia, che è soprattutto la storia di un grande sogno comune, ha bisogno di ali per volare, quelle ali che solo i desideri di molti ascoltatori attenti e desiderosi di sentirla raccontare un’altra volta gli potranno dare.


Giorgio Serafini Prosperi





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